Non dividiamo il mondo in destra e sinistra (per colpa del coronavirus)
Non dividiamo il mondo in destra e sinistra, ma fra chi rispetta gli altri e chi no. Chi rispetta è al sicuro da tutti: indossa una maglia di ferro che nessuno potrà mai penetrare. Poche regole ma chiare. Nessun allarmismo, è chiaro, ma corre l’obbligo di ricordare a tutti l’ordinanza “contingibile e urgente” del presidente della Regione siciliana dell’8 marzo. “Chiunque, a partire dal quattordicesimo giorno antecedente la data di pubblicazione della presente Ordinanza (e quindi, dal 23 febbraio 2020) abbia fatto ingresso in Italia dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico, come identificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, o sia transitato e abbia sostato nei territori della Regione Lombardia e dalle province di Province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell'Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia deve comunicare tale circostanza al Comune, al dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria competente per territorio nonché al proprio medico di medicina generale ovvero al pediatra di libera scelta con obbligo di osservare la permanenza domiciliare con isolamento fiduciario, mantenendo lo stato di isolamento per 14 giorni dall’arrivo con divieto di contatti sociali, di osservare il divieto di spostamento e di viaggi, di rimanere raggiungibile per ogni eventuale attività di sorveglianza”. Il sindacato Isa invita i cittadini ad osservare in maniera scrupolosa le direttive emanate dalle autorità sanitarie. “Sono giorni di grande preoccupazione – spiega il segretario generale dell’Isa, Carmelo Cassia –ma l’’invito che rivolgiamo alle famiglie, agli studenti, ai lavoratori di fare qualche sacrificio in più. In fondo rinunciare a qualche gita fuori porta insieme agli amici, a qualche iniziativa pubblica, a qualche abbraccio o stretta di mano ne vale la pena per la salute di tutti. Occorre prestare la massima attenzione e a segnalare il proprio stato di salute al medico di famiglia, previa telefonata, o al numero verde dedicato”. Aver abbandonato la sede universitaria, in aree a rischio, vuol dire creare ulteriori problemi al sistema sanitario nazionale e non solo. “Sono scene che non avremmo mai voluto vedere –commenta Cassia - un comportamento da irresponsabili e da censurare in maniera categorica”.
La sede del sindacato, in via Cupoletti, a Ragusa, è aperta dal lunedi al venerdì, osservando gli standard di sicurezza previsti dalla normativa.
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